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Interazione tra cetacei e pesca artigianale: parte il progetto di ricerca pilota a Catania

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tursiopi Susini Marecamp Catania

Le marinerie di tutto il mondo, così come la comunità scientifica, concordano col ritenere i delfinidi i maggiori competitori naturali del pescatore artigianale.

Sebbene l’interazione pesca-cetacei costituisca un fenomeno antico, i pescatori del Mediterraneo lo percepiscono come una problematica in costante aumento, soprattutto per la pesca costiera artigianale [1]. Tale millenaria competizione è principalmente dovuta al fatto che sia gli uomini che i cetacei sfruttano le risorse presenti in mare per soddisfare il proprio fabbisogno alimentare e, unita alla crescente riduzione delle risorse ittiche, può generare effetti negativi sia sull’economia della pesca che sullo stato di conservazione dei cetacei [2]. 

La distribuzione prevalentemente costiera di talune specie di delfino, spinge dunque quest’ultimo ad attuare un comportamento opportunistico avvicinandosi in modo volontario agli attrezzi di pesca con lo scopo di sfruttare quella la risorsa comune che è la sua preda, con guadagno della risorsa per il delfinide a svantaggio del pescatore.

Attualmente, l’unica proposta risolutiva alla questione dell’interazione pesca-cetacei è rappresentata da dissuasori acustici (pinger e DiD) apposti sulle reti che dovrebbero tenere i delfini lontani da queste. I pescatori e diversi studi sul caso hanno però evidenziato come tali dispositivi non siano adatti a tutti gli attrezzi di pesca, e non funzionino come promettono o comunque non nel lungo termine [3].

Dati i pregressi casi di interazione documentati presso le marinerie catanesi, e la crescente esigenza di comprendere al meglio le dinamiche di depredazione del pescato nonché di danneggiamento degli attrezzi, l’associazione catanese Marecamp, con il sostegno finanziario dell’organizzazione Low Impact Fishers of Europe (LIFE), ha appena avviato il progetto “Interaction between cetaceans and small scale fisheries in Sicily” con lo scopo di approfondire le indagini in Sicilia orientale e sensibilizzare le amministrazioni sul problema per favorire lo sviluppo di nuove strategie di mitigazione.

Lo studio si focalizzerà anche sullo sforzo di pesca della flotta artigianale locale, sull’incidenza dei casi di interazione con stime sul danno economico, e sull’accertamento di eventuali casi di bycatch.

Il responsabile scientifico dell’associazione, Dr Clara Monaco, dirigerà i lavori che nei prossimi mesi coinvolgeranno, oltre ai biologi marini di Marecamp, circa 40 pescatori, stagisti universitari, e gli esperti di bio-acustica dell’associazione partner eConscience.

Il progetto è pronto per essere replicato in altre aree del Mediterraneo grazie al supporto di LIFE, piattaforma europea creata dai pescatori per i pescatori, che dal 2012 riunisce diverse organizzazioni locali con l’obiettivo principale di rappresentare una voce chiara e coerente per i numerosi pescatori europei che lavorano su piccola scala e che utilizzano attrezzi e metodi con un basso impatto sull’ambiente, ma che fino ad oggi non hanno beneficiato di una rappresentanza efficace e mirata che soddisfi le loro esigenze sia a livello europeo che nazionale, con la possibilità di sviluppare insieme soluzioni a problemi comuni.

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APPROFONDIMENTI  
Secondo FAO e UE, la piccola pesca artigianale corrisponde a quell’attività professionale di prelievo ittico esercitata a bordo di imbarcazioni inferiori ai 12 metri fuori tutto, senza braccia trainanti, che spesso dispongono di autorizzazioni multiple per alternare l’uso degli attrezzi di pesca in funzione della variabilità ambientale. Essa è praticata entro le 12 miglia nautiche dalla costa e per dei brevi soggiorni in mare che non superano le 24 ore. Il raggio di pesca è limitato, gli investimenti relativamente bassi, il salario poco elevato, le catene d’approvvigionamento ed i circuiti di commercializzazione corti. Inoltre, gli attrezzi utilizzati, come le reti da posta derivanti, gli ami, le nasse, sono tra i più selettivi, e, generalmente, producono un impatto minore sulle risorse marine viventi. È per questo che la pesca artigianale costiera è considerata come la forma di pesca più sostenibile da un punto di vista sociale, economico ed ambientale, e risulta essenziale per lo sviluppo socio-economico delle comunità costiere, sulle quali ha un’importante incidenza territoriale [4].  

I delfini sono cetacei, mammiferi tra le specie marine che meglio testimoniano lo stato di salute di mari e oceani, poiché elementi fondamentali della biodiversità marina e importanti indicatori dello stato di qualità dell’ambiente in cui vivono. Tra i delfinidi presenti più di frequente nei pressi delle aree costiere mediterranee vi sono la stenella striata, il grampo, il delfino comune e, primo tra tutti, il tursiope. Il grado di intelligenza di quest’ultimo, misurato attraverso il coefficiente di encefalizzazione (EQ), è pari a 5.6, valore al di sotto di quello ottenuto nell’uomo (7.5) ma ben al di sopra di altri mammiferi, inclusi i primati (2.5) [5]. Tale intelligenza favorisce l’instaurarsi di situazioni di tipo opportunistico, in cui l’attività umana viene utilizzata dall’animale come elemento di vantaggio, che permette quindi a quest’ultimo un risparmio energetico nelle sue attività primarie, quali il procacciarsi il cibo, con conseguenze negative a volte per l’animale stesso (casi di bycatch, ovvero, di cattura accidentale del delfinide), ma più spesso, nel caso della pesca artigianale, per chi svolge l’attività di prelievo ittico [3] [6].

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Interaction between cetaceans and small-scale fisheries in Sicily: a pilot research project is started in Catania

Fleets around the world, as well as the scientific community, agree that delphinids are the major natural competitors of the artisanal fisherman.

Although the interaction between cetaceans and fishery is an ancient phenomenon, Mediterranean fishermen perceive it as an increasing problem, especially for small-scale coastal fishing [1]. This millennial competition is mainly due to the fact that both men and cetaceans exploit the resources present in the sea to satisfy their food needs and, combined with the increasing reduction of marine resources, can generate negative effects both on the fishing economy and on the state of conservation of cetaceans [2].

The mainly coastal distribution of certain dolphin species, therefore, pushes it to implement an opportunistic behaviour by voluntarily approaching fishing gears with the aim of exploiting that common resource which is its prey, with the resource earning for the delphinid and the disadvantage for the fisherman.

Currently, the unique solution to the problem of cetacean-fishing interaction is represented by acoustic dissuaders (pinger and DiD) fixed to the nets that should keep the dolphins away from them. However, fishermen and various studies on the case have shown that these devices are not suitable for all fishing gears, and don’t work as promised or not in the long term [3].

Given the previous cases of interaction documented in the fleet of Catania (Sicily, Italy), and the growing need to better understand the dynamics of depredation of the fish as well as of damage of the gears, the Marecamp association of Catania, with the financial support of the Low Impact Fishers of Europe (LIFE) organization, has just started the project "Interaction between cetaceans and small-scale fisheries in Sicily" with the aim of deepening the investigations in eastern Sicily and sensitizing administrations on the problem in order to favour the development of new mitigation strategies.

The study will also focus on the fishing effort of the local artisanal fleet, on the incidence of interaction cases with estimates on economic damages, and on the assessment of possible cases of bycatch.

The scientific director of the association, Dr Clara Monaco, will direct the works that in the coming months will involve, in addition to the Marecamp marine biologists, about 40 fishermen, university interns, and the bio-acoustics experts of the partner association eConscience.

The project is ready to be replicated in other areas of the Mediterranean thanks to the support of LIFE, a European platform run by fishermen for fishermen, which since 2012 has brought together various local organizations with the main objective of provide a clear and coherent voice at EU level for the previously mainly silent majority of European fishers, who are smaller scale and who use low impact fishing gears and methods, but have historically lacked dedicated and effective representation at European and national level, with the possibility to develop common solutions to common problems.

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[1] Bearzi, G. (2002). Interactions between cetacean and fisheries in the Mediterranean Sea. Cetaceans of the Mediterranean and Black Seas: state of knowledge and conservation strategies. A report to the ACCOBAMS Secretariat, Monaco.

[2] Perrin, W. F., Donovan, G. P., & Barlow, J. (1994). Report of the International Whaling Commission (Special Issue 15). Gillnets and Cetaceans. International Whaling Commission, Cambridge, UK. 629pp.

[3] Monaco, C., Caballé, M., & Peri, I. (2019). Preliminary study on interaction between dolphins and small-scale fisheries in Sicily: learning mitigation strategies from agriculture. Calitatea, Quality-Access to Success, 20(S2): 400-407. Bucarest, March 2019.

[4] Monaco, C. (2016). Co-construction of an Information System of hybrid sustainability and quality indicators to promote Mediterranean small-scale artisanal fisheries. PhD thesis, University of Catania.

[5] Würtz, M., & Repetto, N. (2003). Balene e delfini. White Star.

[6]  Read, A. J., Drinker, P., & Northridge, S. (2006). Bycatch of marine mammals in US and global fisheries. Conservation biology, 20(1), 163-169.


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